COS’E’ IL DOLORE?

 

 Il dolore. Già solo la parola ci restituisce un’immagine non proprio positiva, né così leggera.  Magari quella di un trauma, di una sofferenza, di un qualcosa che non vorremmo provare mai. Per alcuni, è un’ esperienza che lascia il segno e che non vorrebbero ripetere; per altri, può farsi cronico e diventare un problema senza soluzione. Per tutti, suona come una minaccia  che mette a dura prova l’ equilibrio psicofisico. 

Ma cos’è il dolore?  Il dolore è una realtà complessa. Possiamo guardarla da più punti di vista e coglierne un aspetto tra tutti. La nostra è una prospettiva fisiologica, non l’unica e comunque articolata. Come sempre, partiamo dagli inizi e procediamo a piccoli passi.

 

 1. Il dolore:  una percezione ed un meccanismo.

 

Partiamo da una definizione tecnica, quella proposta dallo I.A.S.P.  (International Association for the Study of Pain).  La massima autorità competente in materia, per prima cosa, descrive il dolore come 

 un’ esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno.” 

  Cosa significa? Essenzialmente due cose:

  1.  che il dolore è un’esperienza sensoriale che il nostro sistema nervoso centrale percepisce come come un’emozione sgradevole;

2. che il dolore è un meccanismo complesso che il nostro organismo mette in atto per proteggerci da stimoli potenzialmente dannosi.  Cioè, il dolore è un campanello d’allarme, necessario e prezioso.

 Ti è mai capitato di toccare per sbaglio una una pentola bollente? Qual è stata la prima reazione? Di sicuro, allontanare la mano!  Questo accade a causa della sensazione spiacevole che avverti e che, in più, provoca rossore.  E se non ricevessi questo allarme, cosa avverrebbe? Come minimo una bella ustione! Allora, percepire il dolore significa allontanare un pericolo? Ti chiederai. Si, proprio così!

Perciò possiamo dire che la percezione del dolore è fondamentale per salvaguardare la salute. Al contrario, l’incapacità di percepire il dolore è una vera e propria patologia: la persona che ne è affetta va incontro a lesioni senza neanche rendersene conto.

 

2.  Il dolore e la nocicezione: connessioni e differenze. 

 Ora torniamo  alla definizione del dolore data dallo IASP e andiamo avanti di qualche riga. Non solo il dolore è un ‘esperienza sensoriale ed un meccanismo neurofisiologico. Il dolore

” è un esperienza individuale e soggettiva, in cui convergono componenti puramente sensoriali (nocicezione) relative al trasferimento dello stimolo doloroso dalla periferia alle strutture centrali; e componenti esperienziali e affettive, che modulano in maniera importante quanto percepito”

  Ok. Una cosa alla volta. Innanzitutto, cos’è la nocicezione?  La nocicezione è quella sensazione dolorifica che nasce da un danno tissutale come può essere l’urtare il mignolo contro lo spigolo del comodino

Cosa accade esattamente quando prendiamo una botta come questa?  Che lo stimolo potenzialmente dannoso attiva i nocicettori, cioè i recettori appositi.

Occhio! Non stiamo dicendo che esistono ricettori del dolore! No, esistono recettori specifici che rispondo a stimoli specifici: termici, meccanici o chimici.

Quando questi stimoli superano determinate soglie e diventano troppo intensi, inviano un segnale al cervello, ma non è ancora il prodotto finale, cioè la sensazione spiacevole che percepisci e che ti fa dire “ahi”!  Tornando all’esempio della pentola bollente, al momento del contatto, i nocicettori non fanno altro che inviare un forte stimolo termico al sistema nervoso centrale. “E quindi, il dolore che avverto poi? “ , ti chiederai.  Per risponderti, usiamo una metafora.

2.1 Un cocktail di ingredienti.

Se il dolore fosse un cocktail, allora lo stimolo dei nocicettori sarebbe solo uno degli ingredienti. Prima di arrivare allo stato di coscienza, di avvertirci che qualcosa non va, il sistema nervoso centrale mixa l’informazione periferica dei nocicettori con altri ingredienti, comunque fondamentali: le credenze, le aspettative, le esperienze passate di dolori simili e gli stati emotivi associati come ansia, paura e depressione derivanti dal problema.  Il mix tra gli ingredienti avviene appunto nel nostro cervello, e il risultato è appunto la percezione corporea che avvertiamo. in poche parole, il dolore è il risultato finale di questo mix. 

Ma allora vuoi dire che  ogni volta che c’è un danno anatomico o tissutale c’è dolore, e viceversa? 

 

3. Danno non vuol dire dolore. E viceversa.

 Noi abbiamo elaborato un motto che suona più o meno così: “danno non vuol dire dolore, e dolore non vuol dire danno.

Per capirci meglio, torniamo alla metafora del cocktail: il dosaggio degli ingredienti non è uguale per tutti, e il sapore può essere diverso per una persona, piuttosto che per un’altra. Cioè, il dolore è un’esperienza soggettiva, indipendentemente dal danno avvenuto. E, questo, anche in termini di intensità percettiva. Quante volte hai sentito parlare di “ soglia del dolore? ”. Questo perché rispetto un stesso evento doloroso, c’è chi prova più, e chi prova meno dolore.

In altre parole, la percezione del dolore non è una realtà oggettiva, unicamente neurofisiologica e misurabile in modo esatto. Al contrario, è una realtà influenzata da diversi fattori legati anche alla sfera psicosociale: fattori, variabili e singolari, propri di ognunoSarà anche per questo che qualcuno dice che  “il dolore ha senso per chi lo prova e trova espressione nelle sue parole”. 

 Come sempre, concludiamo il nostro articolo con qualche domanda: cos’è il dolore per te?  Come affronti l’esperienza del dolore quando si manifesta? 

  Puoi scrivere la tua risposta nei commenti, oppure lasciare che resti un momento di consapevolezza. 

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